Gli ominidi (Hominidae Gray, 1825), noti anche come grandi scimmie, sono una famiglia di primati risalente al Miocene inferiore, alla quale appartiene l'uomo.
Di questa famiglia fanno parte gli oranghi, i gorilla, gli scimpanzé, i bonobo, il genere Homo e alcuni gruppi fossili, tra i quali gli australopitechi [...][^1]
I primi esemplari di Australopithecus si evolsero in Africa circa 4 milioni di anni fa. Esseri dai numerosi tratti comuni sia alle scimmie antropomorfe che all'uomo, avevano un'andatura tipicamente bipede ma erano ancora familiari all'arrampicarsi sui radi alberi [...][^2]
Si ritiene che i progenitori del genere Homo si siano staccati dall Australopithecus circa due milioni di anni fa [...]
Animali di dimensione piccola, alti fra i 120 ed i 150 cm; il cervello aveva dimensioni pari a circa il 35% di quelle del cervello del genere Homo.
Un dimorfismo sessuale molto accentuato lascia presupporre che gli Australopithecus vivessero in branco, guidati da un maschio alpha dominante.
E' probabile che gli austrolopitechi non usassero utensili (ad eccezione dello Australopithecus garhi) e che non avessero sviluppato alcuna forma di linguaggio.
La comunicazione avveniva unicamente con versi e gesti.
Di alimentazione principalmente vegetariana, la dieta era composta da bacche, radici e altri cibi di natura vegetale; quando costretto si nutriva anche di piccoli insetti e mammiferi[^3].
L'Australopithecus era principalmente nomade.
L'Homo sapiens, specie del genere Homo è un parassita.
Lo studio della storia e dell'evoluzione umana, sin dagli albori delle prime civiltà, dev'essere affrontato in chiave materialistica.
Tutti gli sviluppi in ambito sociale, le convenzioni, le religioni, la scienza, l'economia, sono diretta conseguenza della capacità dell'Homo di piegare a suo vantaggio l'ambiente in cui vive e si riproduce, sfruttando le risorse naturali con rapporti di produzione[^4] che, oltre a caratterizzare l'epoca storica a cui sono applicati (schiavismo, feudalismo e latifondo, capitalismo e globalizzazione) distruggono e rimodellano artificialmente l'ecosistema terrestre.
Nessuna forma di società con cui si è [auto]organizzato l'essere umano è riuscita ad armonizzarsi in modo assoluto col pianeta Terra, neanche le più primigenie:
nè le prime popolazioni nomadi di cacciatori e raccoglitori, da cui sono nate strutture gerarchice patriarcali, autoritarie e violente[^5][^6], nè le comunità stanziali di tipo agricolo, che per prime hanno iniziato a modificare l'habitat da cui trarre sostentamento[^7].
Le successive strutture sociali evolutesi nel corso del tempo vanno interpretate come continue e mutevoli iterazioni sulle basi delle precedenti; un divenire di stravolgimenti economici e politici atti a nutrire l'unica necessità intima e recondita che accomuna il genere umano: produrre e consumare.
Una caratteristica innata dell'Homo, alienante, dannosa, distruttiva, non solo per la natura che lo circonda ma anche per egli stesso.
Le moderne dottrine economico/sociali (ie: capitalismo, socialismo, globalizzazione) hanno fallito nel trovare una soluzione sostenibile ed equa, capace di diminuire il divario fra primi ed ultimi;
viceversa i vari esperimenti utopici (dalle teorizzazioni di Owen[^8] agli ecovillaggi sostenibili, dalle comunità indios brasiliane[^9] fino all'Uruguay di Pepe Mujica) sono difficilmente attuabili su larga scala.
Le probabilità che il futuro porti in grembo una valida alternativa sono esili.
Studi su un futura società [dis][u]topica ove la forza produttiva è completamente basata sull'impiego di manodopera robotica illustrano i rischi derivanti dalla convivenza uomo macchina, mentre la creazione di un ASI, un dio alieno e onniscente, simulacro dell'Uno rappresenta la vana speranza di de responsabilizzare l'uomo dalla morte e distruzione procurate al pianeta, affidandosi alla suprema intelligenza di un essere artificiale e perfetto[^10].
L'estinzione dell'uomo.
La scomparsa del Sapiens con la diffusione volontaria di un meta virus: gli ominidi.
Il ritorno delle scimmie antropomorfe come unica forma di vita umanoide involuta libera di calcare il suolo del pianeta terra.
Ominidi è il punto di arrivo di una serie di riflessioni personali in campo filosofico, politico e antropologico, maturate durante i profondi e repentini cambiamenti sociali avvenuti durante i primi anni del secondo millennio d.C.
L'atto visceralmente anarchico di attaccare adesivi è un elemento di disturbo antagonista alla struttura sociale moderna;
ogni adesivo, o tag, o manifesto è un ominide, un virus primitivo che proliferando mina le basi dell'arrogante dominio umano sull'ecosistema terrestre, un gutturale urlo di protesta contro la smisurata hybris del Sapiens.
Ominidi è la somma di diverse esperienze multidisciplinari: street art, design e scrittura per dare una forma concreta a ciò che era solo un'idea e l'informatica come medium per veicolare in rete il messaggio in una forma libera e senza vincoli.
Tutto il materiale di Ominidi, dal codice sorgente dell'applicativo web, al materiale grafico con cui sono stati creati i primi adesivi, sino al Manifesto stesso è free ed open source, rilasciato con licenze MIT o Creative Commons.
Infine Omindi è la valvola di sfogo di una rabbia [com][re]pressa attravero l'autocontrollo, un viatico per l'impotenza intellettuale e fisica di poter cambiare la realtà che ci circonda, la narrazione di temi affascinanti (anarchia, robot ed AI, graffiti) attraverso suggestioni distopiche ed apocalittiche. Ominidi non è nè uomo nè animale.
[^1] Autori vari, Wikipedia
[^2] David A. Raichlen, Adam D. Gordon, William E. H. Harcourt-Smith, Adam D. Foster, Wm. Randall Haas, Jr,
Laetoli Footprints Preserve Earliest Direct Evidence of Human-Like Bipedal Biomechanics, in PLoS ONE, vol. 5, nº 3, 2010, p. e9769, DOI:10.1371/journal.pone.0009769, PMC 2842428, PMID 20339543.
[^3] Paleonutrizione in “Universo del Corpo” – Treccani
[^4] Karl Marx, Per la Critica dell'Economia Politica, 1859
[^5] Autori vari, Ipotesi Kurgan
[^6] Autori vari, Teoria kurganica
[^7] John Zerzan, Futuro Primitivo, 1994
[^8] Per una concezione della società e altri scritti, Bari, Laterza, 1971, pp. 35-47; A New View of Society, New York, MacMillan, 1972, pp. 41-60
[^9] Vera Lúcia de Oliveira, Utopia Selvaggia,Roma, 2006
[^10] Nick Bostrom, Existential Risks, Journal of Evolution and Technology, Vol. 9, No. 1 (2002)
[^11] Nick Bostrom, Superintelligence, 2009